Già prima del Covid, questo blog, spesso, non veniva aggiornato, a causa anche di scarsa o nulla attività divulgativa da parte del gruppo, ma la pandemia ha segnato un punto di svolta, sia al nostro interno, ma soprattutto nelle modalità di organizzare e gestire mostre ed incontri.
Recentemente il nome del gruppo è apparso sul primo numero di una nuova rivista dedicata al retro computing. Nella pagina dedicata alle associazioni, appare anche HCK Retro.
Se da un lato la cosa ci inorgoglisce, dall’altro ci impone di fare chiarezza, soprattutto nei confronti di chi associazione lo è veramente, con tutti gli oneri e gli onori che comporta tale status.
Noi siamo un gruppo, non un’associazione,
- non abbiamo uno statuto
- non abbiamo un direttivo
- non abbiamo tesseramenti
- non abbiamo una ragione sociale registrata
- non abbiamo una contabilità
- non possiamo percepire compensi, patrocini, contributi o finanziamenti
- non abbiamo una sede, sia perché non essendo un’associazione il comune non può assegnarla ad un privato cittadino, sia perché non possiamo permetterci di affittare degli spazi da soggetti terzi…
Negli anni abbiamo provato a mettere insieme le varie anime del gruppo con l’intento di strutturarci in qualcosa di più “serio”, ma le occupazioni lavorative, le dinamiche familiari nonché il tempo spendibile di ogni singolo, ha portato a lasciare invariate le cose.
Questo, però, può essere anche la forza di questo gruppo, che dal 2010 collabora alla preservazione e divulgazione della cultura retro informatica, in assenza di vincoli, acredini e dissapori al suo interno.
Lo “zoccolo duro” del gruppo è composto da circa 10 membri, alcuni dei quali, delle eminenze del settore, senza entrare nello specifico, possiamo contare sull’appoggio:
- di chi detiene parte dei diritti d’autore della Commodore e con la sua azienda ha creato un sistema di emulazione molto conosciuto ed apprezzato;
- del moderatore di un famoso sito per la raccolta, l’archiviazione e la conservazione di tutto il software, soprattutto italiano, sviluppato per il Commodore 64 e
- dell’ingegnere che negli anni 80/90 ha sviluppato un sistema di test hardware stand alone per Amiga.
Se da un parte abbiamo delle memorie storiche ed dei riferimenti tecnici, dall’altra possiamo contare anche su collezionisti e retro conservatori che hanno decine se non centinaia di pezzi nelle loro cantine, soffitte, rimesse…
Sul primo numero di Retro Computer vengono presi in considerazione alcuni dei pezzi più iconici e famosi della scena del collezionismo italiano, ma anche mondiale, mi sento di aggiungere.
Come gruppo, sommando le collezioni grandi e piccole dei singoli, possiamo vantare un catalogo di un migliaio di pezzi che nulla ha da invidiare ai più blasonati musei d’Europa e del mondo, sia per dimensione che per qualità dei pezzi presenti, raccolti in decine di anni, ma dispersi in svariati locali non accessibili al pubblico.
Il gruppo, inoltre, non fa commercio di quanto raccolto e conservato, non specula sul mercato del retro collezionismo e difficilmente acquista pezzi all’asta o sui mercatini dell’usato online.
Se potessimo esporre tutti i pezzi più rari e prestigiosi, dovremmo “blindare” l’edificio 😉 perché parliamo di una valutazione a 5 zeri, ovvero sopra i 100.000 euro.
Alcuni dei pezzi più ricercati che possiamo fregiarci di possedere, non in ordine di valore, prestigio o realizzazione ovviamente, sono:
- Olivetti Programma 101
- Imsai 8080
- Altair 8800a
- Apple Lisa
- Apple Macintosh 128K (con le firme dei progettisti)
- Commodore Max Machine
- Commodore 65
- Olivetti P6066
- Processor Tecnology Sol 20
- Apple TAM (Twentyth Anniversary Mac)
- Acorn Atom
- Jupiter Ace
- Sinclair ZX80
- Commodore Kim 1
- Minivac 601
- IBM 5100
- Poly-Compurte 880
- RCA Vip Cosmac
- Aim Rockwell
- Osborne 1
- Cray Y-MP (incompleto)
- …
A questo primo elenco possiamo affiancare le repliche di altri pezzi introvabili come Apple1 e Mark8
Come gruppo possiamo organizzare mostre storiche didattiche su quasi tutti i temi del retro computing, ma la mancanza di tempo dei membri e la mancanza di spazi adeguati all’esposizione, anche a livello di sicurezza, limitano moltissimo l’attività.
Non possiamo dimenticare la parte ludica del mondo del retro computing, potendo annoverare pezzi estremamente importanti a volte rari ed introvabili quali:
- Magnavox Odissey
- Nintendo Virtual Boy
- Bandai Pippin
- Sony Net Yarose
- Sears Pong
- Atari Stunt Cycle
- Vectrex
- …
Fortunatamente dal dicembre 2014, abbiamo a disposizione degli spazi espositivi fissi, all’interno dell’ISIS Malignani di Udine, questo non solo per la gentile concessione della scuola, ma grazie soprattutto all’operato indefesso di uno dei nostri membri principali, lo stesso che è riuscito ad organizzare, assieme alla moglie grande supporto per tutti, l’arrivo di Federico Faggin in regione.
Il Malignani Museum è visitabile solo su appuntamento o in occasione di scuole aperte, solitamente tra la metà di Novembre e quella di Gennaio.
La sala espositiva è una stanza in cui si racconta l’evoluzione degli strumenti di calcolo, dalla mano ai sassolini, per passare all’Abaco ed alla Pascalina, concludendo con gli odierni calcolatori, senza dimenticare i sistemi di memorizzazione dei dati, siano essi a memoria volatile, come quella a nuclei di ferrite, oppure a persistenza come le schede perforate, le magnetiche, i floppy ed i dischi fissi.
Nell’esposizione trova spazio la sviluppo dei processori, compreso il mitico 4004 di Federico Faggin.
L’ingegnere è stato nostro ospite per una serie di conferenze sia all’interno del Malignani con un focus rivolto alle nuove generazioni, sia in Confindustria in un dibattito sulle nuove tecnologie e sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.
Condividiamo l’ultimo incontro tenuto in Asem-Rockwell con questo mostro sacro, disarmantemente umano nel quotidiano.
Prossima attività del gruppo sarà portare al Malignani, Gastone Granziera uno dei padri della Programma P101, considerato il primo computer da scrivania.
Se tutto va bene sarà nostro ospite a marzo. Incrociamo le dita per questa nuova avventura.
Grazie per i complimenti, ma credo tu sbagli a pensare che la giovane età sia un limite, se dietro c’è la passione.
Quello che ti mette in posizione di svantaggio, rispetto a noi “vecchietti” è che NOI quei tempi, o parte di essi, li abbiamo vissuti, ma quanti dei giovani d’allora, amano ancora quel tipo di mondo e di attività?
Magari una possibilità di collaborazione/interazione ci potrà essere, visto che quelli più “agé” hanno un problema di tempo da dedicare alle proprie passioni e devono sacrificare altro per trovarlo.